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Severino Antinori? Io lo ricordo così

martedì, 17 maggio 2016 23:22

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Mafalda Bruno
La scoperta di non poter diventare genitori è certamente un dispiacere immane. Un dolore che ognuno poi vive e metabolizza a seconda delle proprie vicende personali: dal dramma che può anche portare a dividere una coppia, ad una sana rassegnazione che indirizza verso un'altra soluzione come l'adozione o, infine, ad accettare lo stato dei fatti, consci della realtà che tante coppie non hanno figli e vivono lo stesso insieme e sereni: amen.
Provare a percorrere strade alternative per riuscire a procreare, è purtuttavia un diritto legittimo e sacrosanto. Ricorrendo anche a chi, secondo la vox populi, può aiutare madre natura a realizzare un desiderio insito, chi più chi meno, nel DNA stesso dell'essere umano. Sempre restando nei limiti etici che ogni coscienza personale si porta con sé.
Fu così che ad un certo punto nella mia vita comparve Antinori. La prima impressione nel vederlo muoversi, parlare e trattare i pazienti, mi fece subito pensare alla famosa frase del Marchese del Grillo "io sono io e voi non siete un c. (omissis)".
Ma tantè: sei lì per rincorrere un sogno e ti predisponi al meglio che puoi, anche ricacciando indietro le sensazioni di fastidioso disgusto che ti prendono allo stomaco.
I nostri tentativi non andarono in porto; non ne provammo tanti ma più d'uno certamente. Anche perché, per farne altri, delle due l'una: o dovevamo rapinare una banca, o metterci a spacciare stupefacenti; attività, queste, nelle quali eravamo e siamo totalmente inetti.
Tuttavia, nel lungo percorso di terapie e visite, quel senso di fastidio mai mi abbandonò, unito ad una sgradevole sensazione verso quel personaggio dotato certamente di una caratteristica: un super ego dalle dimensioni stratosferiche.
Nello studio del ginecologo, la privacy era una sconosciuta. Così spesso capitava di intercettare conversazioni tra lui e i pazienti che mi sarei volentieri risparmiata di ascoltare. Ti sentivi felice per una coppia che era riuscita nell'intento, ma anche rammaricata e solidale per chi non ce l'aveva fatta.
Due sono gli episodi che si sono impressi indelebili nella mia mente. Due scene diverse. La prima: un'infermiera comunica al ginecologo che la signora X, nonostante la gravidanza procedesse, a causa di contrazioni immature aveva partorito un feto senza vita. La risposta lapidaria di Antinori fu: e che problema c'è? Se è nato morto si butta e si riprova.
Seconda scena: una coppia arrivata dalla Sicilia comunica al dottore che l'ennesimo tentativo è fallito. Lui replica: riprovateci. La coppia, lei prossima alle lacrime, risponde che non ha più soldi. E lui imperterrito: come siete venuti qui dalla Sicilia? In macchina dottore. Bene, vendetevi la macchina e riprovateci. Quando si dice la sensibilità.... Ne parlo ora quando la giustizia si sta abbattendo con la sua mannaia sul sullodato? Sembra fin troppo facile scriverci sopra solo adesso... Ebbene, di motivi ne ho ben due: il primo è che allora non pensavo neanche lontanamente che mi sarei dedicata a scrivere, quindi ho solo archiviato quelle scene, ma mai dimenticate.
Il secondo è quello di essermi impegnata, anima e corpo, alla splendida avventura di adottare i miei grandiosi figli, oggi ragazzi, che sono la mia vita, la mia gioia ed il mio orgoglio.
Non so come andranno le vicende giudiziarie di questo soggetto, ci penserà la giustizia a metterlo nel posto che gli compete (io un'idea ce l'avrei, ma mi astengo dal manifestarla, sono pur sempre una signora). Buona norma vorrebbe, come in ogni paese civile, che qualora venissero assodati i suoi illeciti, venisse ipso facto radiato dall'Ordine dei Medici.
Quello che mi permetto di consigliare a chi si trovasse nelle mie stesse condizioni è certamente quello di tentare strade alternative (purché lecite) per cercare di diventare madre e padre biologici, anche per poter dire a sé stessi "io ci ho provato". Ma senza accanimenti terapeutici, sempre cum grano salis, evitando di incaponirsi ad oltranza. Le decisioni che madre natura ha preso per noi, ad un certo punto vanno accettate, con matura e serena rassegnazione.
Questo anche perché, checché ne pensi il "luminare" in questione, il Padreterno è uno solo. Per nostra fortuna.
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21/05/2016 11:19:30
da: alecavaterra@hotmail.com a: info@ftnews.it
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Nome: Alessandra Cavaterra
Messaggio: Manifestare i propri sentimenti intimi non è affatto facile: brava mafalda, lo hai fatto con delicatezza ed equilibrio
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