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Fabio Falzone
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Se qualcuno vi dicesse di essere nato il 10 ottobre 1582, non credetegli. A parte l'anno di nascita, per cui risulterebbe un po' anziano, il giorno citato non esiste. Non esistono i giorni dal venerdi 5 ottobre 1582 al giovedi 14 ottobre. Furono aboliti quei giorni perché non vi ricorrevano festività solenni.
Ma quando furono aboliti e, soprattutto, perché? Prima di quelle date il calendario in uso era quello giuliano, stabilito da Giulio Cesare nel ‘46 a.c. forse dietro suggerimento dell'astronomo alessandrino Sosigene e, probabilmente, di vari filosofi e matematici. Dopo un anno definito “ultimus annus confusionis “ della durata di circa 445 giorni, entrò in funzione il calendario detto appunto “giuliano”.
Senza entrare eccessivamente nei dettagli , si può dire che quello giuliano era molto simile al successivo gregoriano, ma forse l'ultimus annus confusionis non fu veramente l'ultimo. Già subito dopo la morte di Cesare, iniziarono ad inserire un anno bisestile ogni tre anni invece che ogni quattro. L'allineamento tra calendario civile e calendario solare non era perfetto.
Perciò Gregorio XIII, nel 1582, temendo di dover festeggiare la Pasqua a maggio, riunì una commissione ai cui lavori diedero un contributo decisivo il medico calabrese Aloysius Lilius, il matematico gesuita Christopher Clavius e il matematico perugino Padre Ignazio (al secolo Carlo Pellegrino Danti). Le norme che regolano il calendario Gregoriano, almeno per la durata della nostra vita, sono abbastanza conosciute. Poi entrano in ballo gli arrotondamenti che portano la differenza di un giorno dopo circa 30 secoli, o meglio, di tre giorni ogni 10000 anni. A tale riguardo, per semplificare, il prof. Antonino Zichichi, nel suo saggio “L'irresistibile fascino del tempo”, cita la regola del 'calendario perfetto': i giorni dell'anno sono 365, più uno ogni quattro anni, meno tre ogni quattro secoli, e meno tre ogni diecimila anni; facile no?
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