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Jakub Schikaneder, Omicidio in casa (1890)
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Fabio Falzone
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Sembra incredibile, ancora oggi, vedere come sia possibile che un uomo usi violenza su una donna. Chi scrive è un uomo, ma prova una profonda vergogna nel leggere di simili atrocità o, peggio, nel vedere i volti di donne massacrati da una mano maschile.
Ma la violenza, purtroppo, non si esplicita solo in maniera tale da segnare visibilmente i volti: infatti sono diversi i modi in cui questa si può mettere in atto.
Violenza fisica: è la più semplice da definire ed identificare. Si può manifestare i diversi modi, con lancio di materiali, spintonamenti, percosse di diverso genere (schiaffi, pugni o colpi) o minacce con armi di qualsiasi genere.
Violenza sessuale: non è semplice da identificare perché si pensa solo ad atti rivolti a donne sconosciute, viste per strada o in luoghi di incontro. La violenza sessuale, invece, è dimostrato, avviene proprio tra quelle persone che dovrebbero essere per definizione al di fuori da ogni sospetto: in famiglia. La violenza domestica consiste in una serie continua di azioni volte ad uno scopo comune, il dominio e controllo da parte di un partner sull’altro, attraverso violenze psicologiche, fisiche, economiche, sessuali. “Una indagine ISTAT (2006) condotta su un campione di 25.000 donne tra i 16 e i 70 anni indica che sono 2 milioni le donne che hanno subito violenza domestica dal partner attuale o da un ex partner “ (fonte Arma dei Carabinieri)
Violenza psicologica: ogni forma di abuso che lede l’identità della donna, cioè volto a convincere la donna di non valere nulla, come attacchi verbali, derisione, insulto, gelosia ed ossessività; minacce ripetute di abbandono e/o divorzio; danneggiamento o distruzione degli oggetti di proprietà della donna.
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